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Non sono certo un tecnoentusiasta. Semmai, un tecnodiffidente. Diffidente non tanto verso la tecnologia in se stessa, quanto verso il tecnoentusiasmo e le persone che lo esprimono, che spesso percepiscono le novità tecnologiche come qualcosa di simile a:
- nuovi giocattoli;
- nuovi status simbol;
- nuove presunte speranze per l'umanità, cioè nuovi alibi per non riformare i nostri esosi modelli di consumo.

Come "autarco-entusiasta", tuttavia, devo ammettere i positivi risvolti della diffusione delle stampanti tridimensionali, la cui invenzione certo non è più una novità, mentre lo è per la zona in cui vivo (tutt'altro che una tecnoavanguardia) la notizia che un amico ne ha acquistata una per il suo negozio di computer e roba simile. La curiosità mi ha spinto ad informarmi (potete farlo per esempio qui) e a fare qualche valutazione, in particolare riguardo a uno dei vari materiali con cui è possibile stampare in tre dimensioni. In breve, la buona notizia per l'autarchico è che da oggi si può auto-progettare (gratis) al computer un oggetto attraverso uno degli appositi programmi disponibili e poi scendere sotto casa a stamparlo in plastica per qualche euro: una dinamica simile a quella che attualmente si verifica con la stampa bidimensionale (inchiostro su foglio di carta). Si può anche riprodurre un oggetto già esistente creandone prima una versione digitale attraverso uno scanner 3d.

Ovviamente l'autarchico sa benissimo che, quando si renda necessaria la creazione di un oggetto, è sempre preferibile:
- utilizzare materiali (facilmente) autoproducibili o comunque (agevolmente) prelevabili in natura oppure riutilizzare quello che non serve più;
- eseguire il lavoro creativo attraverso tecniche artigianali e quanto più manuali possibile;
- adoperare il minor numero di attrezzi possibile e che siano semplici.

Tuttavia, non sempre si rendono percorribili simili soluzioni. In quei casi, dunque, la novità apportata dalla stampante tridimensionale è quella di trasferire il controllo del processo di produzione di oggetti in plastica dalla fabbrica di massa all'utente finale. Un indubbio progresso, mi pare. Da seguire, in questo senso, il progetto RepRap.

A parte le stampanti, segnalo queste altre cose:

- recensione de Il progetto locale di Magnaghi;

- articolo di Rob Hopkins su Transizione e politica;

- cinque iniziative comunitarie nel mondo.

 Buona estate a tutt*.





 

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