Il 9 ottobre 1963, poco prima delle undici di sera, una enorme massa d'acqua uccise quasi duemila persone a Longarone ed in altri paesi e borghi vicini, al confine tra Veneto e Friuli. Il disastro è ancora oggi una rappresentazione eloquente del potenziale distruttivo della tecnica industriale spinta dalla fame di profitto contro i limiti naturali e contro la stessa vita umana. Come la guerra.
Il capolavoro teatrale di Marco Paolini è quanto di meglio mi sentirei di consigliare a chi non conoscesse la storia del Vajont, ma anche a chi semplicemente non l'abbia ancora visto o voglia rivederlo. Qui il video, la prima di sedici parti di circa dieci minuti l'una.
Se vi trovate da quelle parti, può esservi utile il sito dei sopravvissuti.
La difesa del territorio è un diritto ed un dovere soprattutto nei confronti della routine colonialista del capitale. Non è marxismo: è senso comune. Per fare affari non guardano in faccia nessuno e non rispettano niente. Grandi opere, mafia.
Appena possibile sarà dedicato uno spazio del blog ai movimenti che resistono in opposizione all'invadenza dei devastatori. Dai No Tav della Val di Susa ai No Triv sui Monti Iblei.
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