in copertina > consumatori difettosi

Merita una segnalazione la puntata del 12 dicembre della trasmissione Report di Raitre. Con il titolo Consumatori difettosi, suggerito da Zygmunt Bauman, è andato in onda un raro momento di televisione valida.

I temi affrontati sono cari a chi non vede di buon occhio la forma dell'organizzazione economica attualmente dominante e le sue dirette conseguenze soprattutto rispetto alle questioni ambientale e sociale. Per i frequentatori dell'Autarchivio, probabilmente non saranno novità. Tuttavia fa piacere, per esempio, che finalmente i transizionisti di Monteveglio siano stati presentati al grande pubblico.

Chi voglia vedere il reportage (o leggerne il contenuto) può andare sul sito della trasmissione.
Si tenga presente che nella parte iniziale ed in quella finale della puntata sono stati trattati temi del tutto estranei all'argomento di Consumatori difettosi. Escludendo queste parti, il servizio dura un'ora e pochi minuti.
In alternativa c'è Youtube, dove vari solerti utenti hanno pubblicato la puntata completa, come suole accadere, suddivisa in tanti spezzoni di alcuni minuti ciascuno. (Io ho guardato la versione dell'utente Forestudio, divisa in 14 parti: quelle che ci interessano vanno dalla sesta alla dodicesima.)

La descrizione tratta dal sito di Report:

Un’automobile che viaggia. A bordo c’è solo il tachimetro che segna la velocità, e basta. Niente spie del carburante, dell’olio, nessun indicatore per segnalare una gomma bucata, un guasto del motore, uno sportello chiuso male. I passeggeri a bordo sono soddisfatti quando la velocità aumenta ma nessuno saprà mai che il viaggio finirà perché il carburante sarà esaurito o il motore si sarà fuso senza più olio. La nostra società viaggia allo stesso modo. Il Pil, il prodotto interno lordo, è l’unico indicatore che gli stati utilizzano per la contabilità nazionale. La ricchezza delle nazioni si misura calcolando solo tutte le attività dove c’è scambio di danaro. Tutto il resto non esiste: condivisione di saperi, volontariato, autoproduzione di beni. Se le persone si organizzano e condividono le proprie automobili, coltivano orti, fanno il pane a casa, o utilizzano software liberi per far funzionare i computer che altre persone hanno sviluppato e messo gratuitamente a disposizione, il Pil tutto questo e altro ancora non lo vede. Non fa niente che si sia prodotto benessere sociale, queste persone hanno consumato di meno e tanto basta per il calcolo del Pil. Queste famiglie vivono bene ma per il Pil non sono dei buoni consumatori e se l’indicatore non vede crescita delle merci e passaggi di danaro segnala che si sta diventando più poveri. Che l’attività economica intacchi beni comuni come la qualità dell’aria, delle acque, il territorio, le fonti energetiche non rinnovabili, la salute delle persone, la coesione sociale, non importa perché si misura solo ciò che cresce senza calcolare il magazzino che si esaurisce. E ciò che si esaurisce è il capitale umano e naturale sacrificato in nome dell’economia.

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